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Tacito
De oratoria,33
 
originale
 
[33] Et Maternus "mihi quidem" inquit "susceptum a te munus adeo peregisse nondum videris, ut incohasse tantum et velut vestigia ac liniamenta quaedam ostendisse videaris. Nam quibus [artibus] instrui veteres oratores soliti sint, dixisti differentiamque nostrae desidiae et inscientiae adversus acerrima et fecundissima eorum studia demonstrasti: cetera exspecto, ut quem ad modum ex te didici, quid aut illi scierint aut nos nesciamus, ita hoc quoque cognoscam, quibus exercitationibus iuvenes iam et forum ingressuri confirmare et alere ingenia sua soliti sint. Neque enim solum arte et scientia, sed longe magis facultate et [usu] eloquentiam contineri, nec tu puto abnues et hi significare vultu videntur." Deinde cum Aper quoque et Secundus idem adnuissent, Messalla quasi rursus incipiens: "quoniam initia et semina veteris eloquentiae satis demonstrasse videor, docendo quibus artibus antiqui oratores institui erudirique soliti sint, persequar nunc exercitationes eorum. Quamquam ipsis artibus inest exercitatio, nec quisquam percipere tot tam reconditas tam varias res potest, nisi ut scientiae meditatio, meditationi facultas, facultati usus eloquentiae accedat. per quae colligitur eandem esse rationem et percipiendi quae proferas et proferendi quae perceperis. Sed si cui obscuriora haec videntur isque scientiam ab exercitatione separat, illud certe concedet, instructum et plenum his artibus animum longe paratiorem ad eas exercitationes venturum, quae propriae esse oratorum videntur.
 
traduzione
 
33. E Materno: ?Secondo me, non hai affatto terminato il compito che ti sei assunto, anzi mi sembra che tu l'abbia appena iniziato e solo tracciato un abbozzo del problema. Hai detto, ? vero, con quale corredo di sapere gli antichi oratori normalmente si attrezzavano e hai messo in rilievo la distanza esistente tra la nostra indolenza e la nostra ignoranza e i loro studi intensi e tanto fecondi. Aspetto il resto, perch?, cos? come ho appreso da te ci? che quelli sapevano e ci? che noi ignoriamo, allo stesso modo io conosca anche con quale addestramento essi, raggiunta ormai la piena giovinezza e sul punto di entrare nel foro, abbiano - di norma - fortificato e nutrito il proprio ingegno. Perch? l'eloquenza si basa non solo sulla conoscenza teorica, ma molto pi? sulle capacit? naturali e sull'esperienza pratica: cosa su cui, penso, tu concordi, e i presenti sembrano confermarlo, dai loro sguardi.? Dopo che anche Apro e Secondo ebbero fatto un cenno d'assenso, Messalla riprese, quasi cominciando da capo: ?Poich? sembra di aver illustrato a sufficienza il primo inizio e i germi dell'eloquenza antica, indicando il bagaglio culturale attraverso cui gli antichi oratori erano soliti formarsi e istruirsi, tratter? ora del loro addestramento pratico. In realt?, ogni sapere implica un addestramento pratico, ed ? impossibile che uno assimili tante nozioni, cos? astruse e varie, a meno che allo studio teorico non si accompagni la rielaborazione, alla rielaborazione le capacit? naturali, e alle capacit? naturali la pratica dell'eloquenza. Se ne deduce che esiste identit? tra il metodo per assimilare ci? che poi si esprime e il metodo per esprimere ci? che hai assimilato. Ma se a qualcuno ci? sembra troppo oscuro e se vuol separare il sapere teorico dall'addestramento pratico, dovr? almeno ammettere che una mente dotata e arricchita da quel bagaglio culturale finir? per essere meglio preparata a quell'addestramento pratico che sembra essere proprio dell'oratore.?
 

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